martedì 10 febbraio 2009

La morte è solo l'attesa?


La morte è solo l'attesa?
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C'è un aldilà dopo la morte, oppure l'essere umano sparisce in quanto tale in quell'istante?
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L'umanità si pone da sempre questa domanda, antica quanto l'uomo.
La rappresentazione dell'aldilà è un punto chiave dell'interrogarsi religioso
sull'origine e sulla fine.
Le risposte si traducono al tempo stesso in costruzioni metafisiche e in espressioni simboliche e miti.
Per valutarne il significato e la pertinenza, è quindi importante tracciare dapprima un panorama di queste differenti formulazioni nel corso della civiltà
e delle epoche, perchè ogni sistema filosofico e religioso ha voluto rispondere seguendo la propria natura.
I discorsi religiosi si rifanno all'escatologia, ( vale a dire alla rappresentazione dell'aldilà ) e si parla in genere di escatologia per designare la fine di questo mondo e l'avvento di un altro, che si tratti di una fine definitiva o ciclica, ( in un movimento di eterno ritorno delle cose ) che si tratti della fine collettiva dell'umanità o di una fine individuale.
E' quest'ultima che costituisce l'oggetto di discorsi sull'aldilà, quando descrive lo stato definitivo al quale giunge il defunto nel suo stadio ultimo terminale.
L'aldilà vicino pone i sopravvissuti in un universo simile a quello dei viventi, caratterizzato geograficamente parlando allo sciamanesimo siberiano, nonchè dell'asia centrale e dell'america del nord, e molte credenze africane tradizionali. Storicamente ricompare oggi nei racconti di esperienze di "comunicanti" con l'aldilà.
L'aldilà senza ritorno, per il quale il paese dei morti è posto in un mondo altro,un altrove lontano. Secondo Hulin è legato ai ( vasti territori con potere centralizzato della Mesopotamia antica e dell'Egitto faraonico").
La resurrezione della carne e la riunificazione dei vivi e dei morti ( la "comunicazione dei santi" del Credo cristiano ) si realizzerà nell'aldilà.
Quì il tempo non è più ciclico ma storico. E' una durata non reversibile, segnata in particolare da il grande ritorno collettivo dei resuscitati alla " fine dei tempi ". Si riconosce quì l'escatologia biblica che sottende le religioni abramiche: giudaismo, cristianesimo, islam. Secondo l'induismo e il buddismo
non è più di ordine spaziale ( e in un altro mondo ) ma dell'ordine del tempo (quella che separa ciascuna delle reincarnazioni ). Ciò nonostante poche società vedono nella morte la distruzione totale dell'essere.
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Qualche elemento statistico.
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La fede in una vita nell'aldilà ha conosciuto nel corso dell'età contemporanea, in Europa, e fino ad un epoca recente, un certo declino. In un sondaggio sui temi " credete nell'immortalità " o " credete in una vita dopo la morte ", si è passati, dal 1947 al 1968, in Francia, dal 58% di risposte positive al 35%; dal 68% al 50% nei Paesi Bassi; dal 71% al 54% in Norvegia; mentre, in questo stesso periodo e in questi stessi paesi, la fede in Dio rimaneva stabile intorno al 75% della popolazione. La grande inchiesta di J. Stoetzel, condotta in nove paesi europei nel 1981, indica che solo il 43% di europei dichiara di credere nella "vita dopo la morte", su un totale di 75% di credenti ( di cui il 32% in un Dio personale ). Cosa più stupefacente ancora, se il 53% delle persone che si dichiarano cattoliche credono in un aldilà ( di cui il 35% in Francia e il 37% in Belgio ), soltanto il 30% crede nell'inferno ( " luogo teologico " classico del cattolicesimo ), mentre il 23% crede nella reincarnazione ( e non più nella resurrezione ). Oggi si crede quindi più facilmente in Dio che nell'aldilà, anche se nell'inchiesta del 1981 si assiste a una rimonta delle credenze legate al dopo morte.
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