giovedì 5 febbraio 2009

Classificazione dei fenomeni paranormali.

Classificare significa ordinare in modo articolato un numero più o meno vasto di cose, o eventi, o processi nel rispetto e in funzione di un punto di vista assunto come fondamentale criterio qualificante quegli avvenimenti.
In altre termini una classificazione corrisponde ad una visione definente una categoria di fatti (o cose), cogliendo di essi le loro caratteristiche comuni.
In campo parapsicologico, il problema della classificazione è ancora una questione aperta, nonostante che numerosi Autori abbiano proposto, in funzione della loro personale esperienza, diverse e particolari classificazioni.
Se dovessi dare al proposito un mio giudizio, ritengo di poter dire che se ancora oggi una simile questione non ha trovato una risoluzione definitiva, è altrettanto vero che, da un punto di vista pratico, le numerose proposte fatte hanno permesso di stabilire una visione sufficientemente ordinata della vasta e polimorfa fenomenologia.
Senza volere affrontare una analisi delle varie classificazioni proposte- così come si espone nella "propedeutica parapsicologica"- ritengo sia sufficiente soffermare brevemente l'attenzione su alcune considerazioni di ordine generale, perchè, dalla loro conoscenza si potrà giustificare l'accettazione di quel tipo di classificazione che sarò lieto di trasmettere a tutti coloro che sono interessati ad una ricerca affidabile, che illustrerò nel vasto "vocabolario" della fenomenologia psi.

Una classificazione deve essere strutturata in modo tale da essere idonea ad inquadrare l'oggetto di studio di una disciplina in tutta la sua vastità. Per cui è necessario che essa ordini in modo sistematico, in un quadro generale il più completo possibile, le categorie, le classi, le sottoclassi, i gruppi, i tipi di fenomeni di cui si ha conoscenza.

In base a queste premesse, una classificazione risulta inadeguata se comprende solo alcuni tipi di fenomeni, corrispondenti a ciò che il classificatore a potuto osservare o sperimentare. Razionalmente parlando,
è necessario considerare - almeno a livello teorico - tutto il lavoro fatto su uno specifico argomento, anche se poi a livello critico di questo o quel lavoro lo studioso è autorizzato a discutere la portata e il significato, e l'accettazione o il rifiuto dell'idea.

Ad esempio la classificazione proposta da W. Crookes, nel 1874 (1932), come la definì L. Raffaele (1961), fu un "rozzo prontuario" di eventi, riguardante solo i fenomeni che il Crookes aveva controllato.

Ogni classificazione presuppone un complesso di teorie. Per cui, per essere valida a livello razionale ( e più ancora a livello empirico ), non deve inquadrare i fenomeni secondo criteri soggettivi.

Essa deve essere strutturata in modo tale da permettere la sistemazione di tutti i fenomeni descritti- e quelli non ancora osservati - che, per le loro caratteristiche, potrebbero rientrare nella definizione categoriale propria dei fenomeni psi.

Non deve perciò essere troppo essenziale (per non cadere in un riduzionismo potenziale) o rigida.
Per cui, dovendo stabilire una classificazione, valida a livello pratico-operativo, occorre concepire un inquadramento fenomenologico capace di comprendere la maggior quantità di eventi (cercando di non discriminare aprioristicamente alcun possibile accadimento) raggruppando i medesimi in funzione del reperimento dei loro caratteri specifici e comuni.

E' necessario, in primo luogo, considerare del fenomeno psi i suoi caratteri "universali" e, subordinatamente, i caratteri "variabili", specie se dipendenti dalla estrosità del soggetto che realizza la manifestazione paranormale.
E ciò resta vero anche se questa o quella variabile è una condizione fondamentale per il soggetto, dato che è proprio in funzione di quel particolare comportamento (cioè, di quelle variabili) che egli manifesta la sua ESP.

Per queste fondamentali premesse un valido suggerimento per la creazione di uno schema classificatorio viene offerto dalla suddivisione che ho fatto a proposito dei caratteri intrinseci ed estrinseci dei fenomeni.
In funzione di un tale criterio, propongo un tipo di classificazione, la quale, riallaciandosi a quella che un tempo fu proposta da R. Sudre (1956) e ripresa da U. Dèttore (1974), a mio giudizio ci permette di considerare non solo l' inquadramento dei fenomeni già controllati e ripetutamente accertati, ma offre la possibilità di accogliere anche i tanti fenomeni possibili o in via di accertamento.

Nel suo aspetto di base, l'impostazione classificatoria si può fondare sulla suddivisione suggerita dal Maxwell, nel 1903.
I fenomeni sono suddivisibili in due categorie fondamentali:

A- fenomeni intellettuali;

B- fenomeni materiali (o "fisici").

Oggi, queste due fondamentali categorie vengono definite anche con altri nomi, via via nel tempo proposti da vari autori.


A- Fen. intellettuali ( Maxwell )

" subiettivi ( Richet )

" parapsichici ( Tichner )

" paragnosici ( Tenhaeff )

" ESP e GESP o PSICOGNITIVI (Rhine)

" di bioinformazione ( scuole dell'Est europeo )




B- " materiali o fisici ( Maxwell )

" oggettivi ( Richet )

" parafisici ( Tichner )

" paraergici ( Tenhaeff )

" psicocinettici ( PK ) ( Rhine )

" biocibernetici ( scuole dell'Est europeo )



Sono detti "fenomeni psicognitivi" quelli per cui un soggetto acquisisce conoscenze ( informazioni ) di una realtà esterna o del contenuto psichico di un altro individuo, senza l'intervento delle normali vie sensoriali o per via del ragionamento.

Sono detti "fenomeni parafisici" quelli per i quali si realizza un rapporto causale tra un accadimento esterno al soggetto che realizza la manifestazione e un suo particolare comportamento psicosomatico, al di fuori di ogni intervento dipendente da una causalità fisica nota.

( SPAZIO SOGGETTO A CONTINUI CAMBIAMENTI )

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