

Diamo uno sguardo a una tra le più diffuse leggende contemporanee: il triangolo di mare con apice sulle isole Bermuda nel quale navi e aerei spariscono senza lasciare traccia.
Non c’è tratto di mare, probabilmente, che non sia stato interessato da miti e leggende. I marinai sono tradizionalmente superstiziosi, di sicuro lo erano quelli che solcavano mari e oceani a bordo di velieri e imbarcazioni che non avevano né la robustezza né i sistemi propulsivi né gli ausili alla navigazione che caratterizzano i natanti moderni. La leggenda del Triangolo delle Bermuda nasce però in tempi relativamente recenti, anche se poi ha raccolto e inglobato fatti e misteri (veri e presunti) di altre epoche.
SPARIZIONI E LEGGENDE - Il 5 dicembre del 1945 una squadriglia di 5 aerosiluranti Avenger decollò da una base aeronavale della Florida e si diresse verso il mare aperto per una missione di addestramento. I velivoli si persero sul mare e non fecero più ritorno alla base. Fu lanciata un’operazione aeronavale di ricerca e soccorso, che non riuscì a trovare alcuna traccia né degli aerei né dei 14 uomini che componevano i cinque equipaggi. Per di più, uno dei velivoli di soccorso sparì anch’esso con tutto il suo equipaggio di 13 persone, anche in questo caso senza lasciare traccia. Alcuni anni dopo, nel 1950, la sparizione di una nave nella stessa zona di mare diede lo spunto al giornalista E. V. W. Jones di Associated Press per un articolo che citava altri quattro casi simili (fra navi e aerei) che si erano verificati in quell’area a partire dal 1945. Il senso dell’articolo non era quello di insinuare chissà quale mistero, ma di far riflettere sul fatto che nonostante i progressi delle tecnologie aeree e marittime inducessero a pensare che il mondo e i mari erano diventati piccoli, in realtà essi erano ancora grandi, al punto da inghiottire navi e velivoli esattamente come avveniva nell’antichità.
GALEOTTO FU IL LIBRO - L’articolo di Jones presentava una mappa che evidenziava le isole Bermuda, l’isola di Portorico e la penisola della Florida in quanto da quei luoghi erano partiti i voli e le navi che erano scomparsi. Di lì a immaginare un triangolo maledetto il passo fu breve ma il merito di aver reso famoso il mistero del Triangolo delle Bermuda si deve allo scrittore Charles Berlitz e al suo libro The Bermuda Triangle, tradotto anche in Italia con il titolo Bermuda, il Triangolo Maledetto. Il libro fu pubblicato nel 1974 e fu un best seller, complice anche il titolo particolarmente azzeccato (se fosse stato Triangolo della Florida o Triangolo di Puerto Rico non avrebbe avuto lo stesso fascino…). Da allora sono stati scritti numerosi altri libri sull’argomento, e nell’epoca di Internet i siti che ne parlano sono migliaia. La lista di aerei e navi sparite nel Triangolo varia da un autore all’altro, anche sulla base del periodo temporale preso a riferimento. Il sito Bermuda-Triangle elenca ben 125 aerei dal 1945 al 2002 e un’ottantina di navi a partire addirittura dal 1780. Altri siti, però, includono tra gli scomparsi ulteriori aerei e navi, compreso il sottomarino nucleare Scorpion inghiottito dagli abissi nel 1968.
IL MISTERO DEL MISTERO – Ipotesi e teorie, come succede in questi casi, si sprecano. Si va dagli UFO alle porte spazio-temporali verso dimensioni e universi paralleli, dalle cavità gravitazionali ai buchi neri, ma alcuni studiosi e commentatori hanno prospettato spiegazioni più razionali, come quelle di anomalie del campo magnetico terrestre e di improvvisi fenomeni meteorologici (uragani, trombe d’aria). Il mito è così consolidato che il termine Triangolo delle Bermuda è entrato nell’uso corrente, perfino in politica, per esprimere concetti legati al rischio, all’ignoto, alla sparizione (fenomeno che affligge soprattutto il denaro pubblico…). Anche in questo caso, però, siamo in presenza di un mistero che non c’è. Autori come Charles Berlitz hanno esposto i fatti e gli episodi che si accordano alla teoria del mistero, selezionando solo quelli ed ignorando gli altri che la smentiscono. Alcune inclusioni nelle liste degli “scomparsi” sono del tutto arbitrarie e di convenienza. Infine, si tralasciano particolari e scoperte che spiegano buona parte delle sparizioni e si elevano a dignità di fatto quelle che sono semplici dicerie.
FACCIAMO QUALCHE ESEMPIO – La marina americana stilò un rapporto di centinaia di pagine sulla tragedia del dicembre 1945. Dalle conclusioni di quel rapporto sappiamo che l’aereo di soccorso andò perso per un guasto meccanico. Altre unità militari, infatti, videro l’aereo che precipitava in fiamme e rilevarono macchie di carburante nel tratto di mare in cui era precipitato. Le comunicazioni radio provenienti dai cinque aerosiluranti dimostrano che il caposquadriglia, Charles Taylor, aveva perso l’orientamento e riteneva di trovarsi in una posizione diversa da quella effettiva, per cui la rotta impostata per ritornare alla base lo portò sempre più lontano da essa, verso l’oceano, seguito dagli altri piloti della formazione che tra l’altro erano tutti novellini. Quel che è peggio, non era la prima volta che Taylor si perdeva in mare: per ben due volte, nel corso della seconda guerra mondiale, aveva perso la rotta e non era riuscito a ritornare sulla propria portaerei, al punto da essere costretto ad ammarare con il proprio velivolo.
MITI AFFASCINANTI, MISTERI INFONDATI – Questi elementi sono più che sufficienti a spiegare la fine di Taylor e dei suoi sfortunati compagni di missione.Gran parte delle navi e degli aerei che sarebbero spariti nel Triangolo delle Bermuda sono andati perduti in altre zone dell’oceano. Secondo una ricerca del CICAP di tutte le decine di navi elencate da chi crede al mistero del Triangolo, soltanto quattro sono effettivamente scomparse in quell’area. La circostanza trova conferma nei registri della società assicuratrice marittima Lloyd’s dai quali si evince che il numero di navi perse nel Triangolo del Bermuda non è superiore a quello di altre zone marittime altrettanto trafficate. L’aeroporto e il porto di Freeport, nelle Bahamas, si trovano all’interno del Triangolo delle Bermuda e non sembra proprio che ciò abbia mai rappresentato un problema per il traffico aereo e marittimo (particolarmente intenso) che interessa quella località.
Il mito del Triangolo delle Bermuda è quindi un mistero tanto affascinante quanto infondato
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